arte, cos'è
pillole d'arte

Cos’è l’arte? Definirla può cambiare il modo di farla.

Per FARE qualcosa bisogna avere un’idea di cosa sia quella cosa, e non sto parlando di trovare il proprio stile, la propria nicchia, la propria personalità, non ancora perlomeno, e neppure il soggetto per una singola opera, ma individuare in cosa si sta operando.


Un cardiochirurgo ti sa definire sicuramente cos’è la medicina, e a discendere cos’è la chirurgia e poi cos’è la cardiochirurgia.
Quanti artisti conoscete che sanno dare una definizione chiara di cos’è l’arte?


Allora iniziamo a chiederlo alla Treccani, che non è emotivamente coinvolta e non si farà venire un coccolone a dover delimitare (questo è definire) il campo in cui muoversi:
arte in senso lato, ogni capacità di agire o di produrre, basata su un particolare complesso di regole e di esperienze conoscitive e tecniche, quindi anche l’insieme delle regole e dei procedimenti per svolgere un’attività umana in vista di determinati risultati.


Qui subito, chiunque tra noi si sia messo almeno una volta a creare un qualunque manufatto artistico, già starà obiettando che è una definizione riduttiva. Concordo.

Spendo quindi i miei two cents, come si usa dire, ben conscia del fatto di non essere l’Oracolo.
A me piace pensare all’arte nella sua accezione di comunicazione, la vedo come un linguaggio, né più né meno del parlato, o della scrittura.

Non può un linguaggio ridursi alla “capacità di agire o di produrre, basata su un particolare complesso di regole e di esperienze conoscitive e tecniche, regole e procedimenti” come vorrebbe la Treccani.
Siete d’accordo?

Voglio dire, il linguaggio verbale è sicuramente determinato dalla capacità di usare gli organi di fonazione, ci mancherebbe, e anche la sintassi e la grammatica, ed è sicuramente legato alla conoscenza della lingua, ma il contenuto non è altrettanto o forse più importante?

Esiste una forma di afasia detta “Afasia di Wernicke” dal nome dello studioso che per primo la individuò, trovando anche l’area del cervello in cui si trova il danno che la causa. Anche più prosaicamente detta insalata di parole.

La persona che ne soffre parla fluentemente, ma mescolando parole a caso, senza alcun senso.

Questa potrebbe essere una buona dimostrazione del fatto che anche la definizione della Treccani non è in grado di definire l’arte in tutto il suo significato.

Se l’Arte fosse solo un’operazione artigianale in cui il contenuto non è fondamentale sarebbe peraltro come dire che la scrittura della lista della spesa ha la stessa dignità dell’Ulisse di Joyce.

Però se comunico le parole che scelgo saranno pesate in base al messaggio che voglio passare, e al ricevente che ho in mente per quel messaggio, se dipingo (o scolpisco o qualunque cosa io faccia) il mezzo tecnico dovrà essere scelto in funzione del messaggio da veicolare, del pubblico che lo dovrà ricevere, e anche l’immagine che scelgo sarà una ‘parola’ scelta per comunicare IL messaggio.

A quel punto ognuno poi troverà nel suo stile, nel suo modo, il proprio specifico veicolo, la propria specifica sintassi, per far arrivare il messaggio a un pubblico.

Un passo avanti: narrazione (storytelling): l’opera artistica utilizza una specifica forma narrativa per comunicare un messaggio. La stessa storia, lo stesso messaggio, lo si può narrare in chiavi diverse.
Ma poi che ne si fa del nostro messaggio? Fa parte di una raccolta o è una messaggio nella bottiglia singolo?

Premesso che ognuno di noi realizza lavori artistici finiti, che hanno questa caratteristica comunicativa, ma realizza anche al contempo tutta una serie di lavori estemporanei, che sono solo esercizi, studi, fini a se stessi.

Ancora un passo avanti:

Il percorso più ampio che contiene le opere compiute conta quanto i singoli messaggi, i singoli messaggi avranno presumibilmente un filo conduttore, che si possa seguire, una matrice comune, se così è diventerà molto più semplice trovare la tanto vituperata ‘ispirazione‘.
Se ho un cammino tracciato non mi sarà difficile capire quale sarà il passo che va a integrare il cammino percorso finora, come l’episodio di una serie di quelle che tanto amiamo seguire su Netflix. Se invece ogni opera è un episodio autoconclusivo sarà più difficile trovare un nuovo tema per la prossima opera a cui lavorare nello sterminato campo di possibilità che mi trovo davanti.

Ma sono scelte, il bello dell’arte è che non c’è in fondo ‘giusto‘ o ‘sbagliato‘ a meno che quello che stiamo facendo non sia un mero tentativo di somigliare a qualcuno che non siamo noi, un tentativo di imitare senza essere.

Però sicuramente avere una linea tematica da seguire può rendere per noi più logico e semplice il percorso creativo. Anche per chi guarda i nostri lavori può rendere più intuitivo incasellare le nostre opere in gruppi che sono collegati tra loro, e che danno una interpretazione più corposa l’uno dell’altro integrandosi come un vocabolario visuale del nostro mondo artistico, rendendoci meno astrusi.


Spero di averti dato qualche spunto di riflessione interessante, se hai voglia di dirmi la tua io sono qui.

https://linktr.ee/tizianagiammetta

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