pillole d'arte

Arte e realtà ai tempi dell’AI generativa

Già la pittura è una raffigurazione che tradisce il reale, ben prima dell’avvento dell’intelligenza artificiale Magritte stuzzicò il pubblico con la sua opera “Ceci n’est pas une pipe” con la quale voleva metterci in guardia dall’illusione tra raffigurazione realistica e realtà.

Spostandomi sulle sintografie, prodotto dell’AI generativa, e ferma restando la premessa che chiaramente capisco il punto di vista di chi per professione si occupa di fotografia, e cerca quindi l’emulazione perfetta del reale, tuttavia l’AI è uno strumento così potente e versatile, permette di generare immagini incredibili di cose inesistenti, e per me (che fotografa non sono) la ricerca perfetta del reale mediante AI risulta assai poco entusiasmante..


Un po’ come per il disegno e la pittura fotorealistica, avendo nelle mani la possibilità pressoché infinita di creare su tela o carta qualcosa di sorprendentemente inedito dedicarsi all’ordinario mi appare come un’occasione sprecata.


Paradossalmente a guardare il successo delle sintografie fake sui social, sembrano proprio quelle che violano il reale di quel tanto da accendere la sorpresa a ottenere inusitata popolarità, e non le perfette emulazioni di foto.


Tuttavia, ribadisco, questa mia riflessione non vale per i fotografi e i pubblicitari professionisti, che fanno benissimo a farne uso come strumento fotorealistico straordinario, la mia riflessione vale invece per tutti coloro che non ne fanno uso professionale, ma per passione e sperimentazione e ancor più per fini artistici.

L’AI offre strumenti che permettono di travalicare la mera riproduzione del reale, sarebbe stata il sogno dei surrealisti, meriterebbe un uso più orientato alla sperimentazione in ambito artistico.

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